Taranto, tra mare e acciaio un ruolo di area-cerniera. Eni, Ilva, Finmeccanica, Heineken, Cementir, Tecnomec Engineering, Natuzzi, Semat e tantissime altre aziende per il polo industriale di Taranto.

Nell’ultimo decennio Taranto e la sua provincia hanno vissuto una fase della loro vita economica molto complessa, nel contesto più generale della crisi dell’intero Paese, che ha portato anche alla dismissione di vari stabilimenti nell’industria tessile, nella meccanica, nella lavorazione del vetro e nel legno-mobilio, con conseguente perdita di occupazione.

Il sistema produttivo dell’area ionica, tuttavia, è ormai da lungo tempo parte integrante di quello nazionale, e conserva tuttora alcuni imponenti capisaldi manifatturieri e logistici che ricoprono una valenza strategica per l’Italia, vantando in qualche caso anche una significativa rilevanza a livello europeo. Con l’arrivo poi a Grottaglie dello stabilimento della Alenia Aermacchi – il più grande costruito in Europa nel settore aeronautico nell’ultimo decennio e integrato in una filiera produttiva mondiale – il sistema industriale ionico ha conosciuto un altro potente fattore di crescita, grazie al successo del nuovo velivolo passeggeri 787 Dreamliner della Boeing, di cui sono prodotte in loco due sezioni in fibra di carbonio della fusoliera, poi imbarcate su grandi aerei cargo che decollano dalla nuova pista dell’aeroscalo locale con destinazione Charleston negli Usa.

La collocazione baricentrica nel Mediterraneo di Taranto e dell’area ionica e dei loro apparati di produzione industriale e logistici consentirebbe già oggi al sistema territoriale e al suo rilevante potenziale tecnologico l’assolvimento, sia pure progressivo, di un ruolo di area-cerniera nel Mediterraneo fra i crescenti traffici di uomini e merci provenienti dall’Europa dell’Est, dal Medio Oriente e, tramite il raddoppio del Canale di Suez, dall’Estremo Oriente, in direzione dell’Europa comunitaria, degli Stati Uniti e dell’America Latina. Tale funzione strategica sarà potenziata non appena giungeranno sul molto polisettoriale nuovi terminalisti e si completeranno gli adeguamenti delle infrastrutture in via di realizzazione e i servizi ad esse connessi, idonei a favorire incrementi significativi nelle movimentazioni di beni e servizi da e per il polo ionico e, suo tramite, con altri mercati europei ed extracomunitari.

Taranto con il suo hinterland è tuttora una delle capitali industriali al centro del Mediterraneo.

Essa infatti si colloca in posizione geografica centrale, lungo un asse est-ovest e più precisamente: 1) a nord-est dei centri dell’industria petrolifera di Arzew e Skikda in Algeria e di quelli polimanifatturieri di Orano e Algeri nello stesso Paese; 2) a nord est di Tunisi e Sfax in Tunisia; 3) a nord dei centri dell’industria della raffinazione petrolifera di Ras Lanuf, Marsa Brega e Tobruch in Libia; 4) a nord est dell’Ict nell’Etna Valley di Catania e del distretto petrolchimico di Priolo-Augusta-Melilli in Sicilia, 5) ad est di quelli di Cartagena, Sagunto, Valencia, Tarragona e soprattutto di Barcellona in Spagna.

Il polo di Taranto si colloca, inoltre, a sud-est del coevo polo dell’industria pesante di Fos sur mer vicino Marsiglia, delle più antiche città industriali di Genova, Venezia e di Napoli, a sud-ovest di Bari e a nord-ovest di El Dikheia vicino Alessandria d’Egitto, di Latakia in Siria e ad ovest di Aspropyrgos e di Elefsis in Grecia con le loro raffinerie.

La città assunse il ruolo di grande centro industriale per scelte compiute dallo Stato italiano, e da aziende da esso a vario titolo controllate, fra l’ultimo ventennio dell’Ottocento e, in fasi successive, lungo l’intero arco del Novecento e nel primo decennio di questo nuovo secolo. Il rilevante patrimonio di stabilimenti, macchinari, tecnologie diffuse e di risorse infrastrutturali del capoluogo è tuttora una grande ricchezza per la città e il suo hinterland e fonte di occupazione e di reddito per oltre 25.000 operai, tecnici, impiegati e dirigenti che sono le professionalità impegnate nel funzionamento di quello che – nonostante le criticità degli ultimi anni – resta uno dei maggiori cluster manifatturieri del Meridione e del Mediterraneo, con tutte le attività variamente collegate all’esercizio dei siti dell’industria di base insediata nel territorio, ed in particolare dello stabilimento siderurgico.

Taranto: una «città nel mondo» per relazioni economiche intercontinentali e con un’antica e prestigiosa tradizione culturale di capitale della Magna Grecia.

Una rinnovata, moderna, avanzata vocazione industriale dell’area di Taranto – destinata comunque ad integrarsi saldamente con tutti gli altri comparti economici del territorio – dovrà consolidarsi grazie ai rinnovati programmi «ambiziosi» di politica industriale ed economica nei quali è impegnato il Governo italiano.

L’area di Taranto resta fra le prime 10 del Sud per valore aggiunto industriale (escluse le costruzioni). Essa mantiene tuttora tale posizione grazie:
a) alla presenza sul suo territorio di 11 grandi gruppi industriali italiani e multinazionali: Eni (con la controllata Eni Refining&Marketing), Ilva, Finmeccanica (con le controllate Alenia Aermacchi e Sistemi software integrati), Enel distribuzione, Ferrovie dello Stato, Poste Italiane, Vestas, Heineken, Cementir, Teleperformance, Natuzzi;
b) a relazioni economiche intercontinentali per l’arrivo e l’invio da e verso diversi Paesi anche transoceanici di materie prime e beni finiti; Taranto perciò può considerarsi una «città nel mondo», inserita a pieno titolo in dinamiche produttive di respiro internazionale.
Numeri e profili di una identità produttiva. Una panoramica sintetica consente di sottolineare il ruolo assolto dall’industria insediata nell’area urbana, e in Comuni del suo hinterland, nello scenario dell’economia regionale, nazionale, comunitaria e nel bacino del Mediterraneo.
a) a Taranto è in esercizio la più grande fabbrica manifatturiera d’Italia per numero di dipendenti diretti, l’Ilva, con i suoi 11.234 addetti. Ad essi bisogna poi aggiungere i circa 2.700 nell’indotto, aumentabili notevolmente secondo le diverse tipologie di interventi manutentivi e di investimenti compiuti nel sito, come accade proprio in questa fase grazie ai lavori di adeguamento degli impianti alla nuova Aia-Autorizzazione integrata mabinetale. Questo stabilimento siderurgico, inoltre, è il 2° più grande impianto a ciclo integrale d’Europa, alle spalle di quello di Duisburg della Thyssen Group, e uno dei maggiori al mondo con 4 altiforni e una Pmp – produzione massima possibile – di 11,5 milioni di tonnellate di acciaio grezzo all’anno.
Il sito ionico, per tipologie di prodotti, nel Mediterraneo compete in particolare con quello di Fos in Francia vicino Marsiglia della Arcelor, big player internazionale del comparto, controllata dal magnate dell’acciaio indiano Mittal, primo produttore al mondo, e con quello di Sagunto in Spagna dello stesso Gruppo. I due stabilimenti di Sagunto e di Fos, però, hanno una capacità produttiva inferiore a quella dell’Ilva di Taranto. Nell’area, inoltre, si sono sviluppate nell’ultimo ventennio molte imprese di varie dimensioni, operanti nel comparto impiantistico ed elettromeccanico, collegate alle manutenzioni ordinarie e agli investimenti all’interno dell’Ilva, dell’Arsenale e della raffineria, alcune delle quali negli ultimi anni si sono affacciate con successo anche su mercati del Nord Italia ed internazionali. Spiccano, fra le altre, Comes, Stoma Group, Modomec, Lacaita Pietro, Giove, Iris, mentre si sono localizzate nel territorio imprese impiantistiche provenienti anche da altre zone del Paese, come ad esempio la Semat del Gruppo Trombini, la Cestaro Rossi e la Tecnomec di Bari.

Queste piccole, medie e in qualche caso grandi società subfornitrici, impegnate in lavori con cantieri nel Siderurgico, nella raffineria e al servizio dell’Arsenale – o nel revamping o nella costruzione in loro stabilimenti esterni di pezzi destinati ai siti dell’industria di processo – sono aziende in alcuni casi con qualifiche diversificate, con personale e uffici tecnici di standing medio-alto, con parchi macchine avanzati e mezzi d’opera capaci di misurarsi con le complesse problematiche impiantistiche dei grandi committenti.

b) è in attività dal 1889 l’Arsenale della Marina Militare che, con i suoi attuali 1.350 dipendenti e i circa 300 addetti delle aziende dell’indotto, resta il più grande d’Italia con quello di La Spezia, superando l’altro di Augusta in Sicilia. L’impianto attende investimenti statali di ammodernamento e assunzioni di personale qualificato per lo svecchiamento e la riqualificazione dell’organico e si è aperto di recente a interventi manutentivi di naviglio privato.

c) dopo la dismissione del sito che costruiva navicelle per macchine eoliche non più richieste dal mercato, i due impianti restanti di componenti (le pale) e servizi della multinazionale danese VESTAS costituiscono ancora in Italia il maggior complesso nel settore, occupando quasi 500 addetti diretti.

d) la raffineria dell’Eni-Divisione Refining&Marketing ha una capacità di raffinazione, oggi attestata pre HDC a 5 MTon/a – a valle HDC 6,5 MTon/a con 461 occupati diretti e circa 500 nelle attività indotte. Nel sito del capoluogo ionico giunge attraverso l’oleodotto proveniente dal Centro Oli di Viggiano in Basilicata il greggio estratto in Val d’Agri e dovrà arrivarvi anche quello che dal 2017 sarà estratto sempre nella stessa regione dalla Total a Corleto Perticara.

e) è in esercizio l’impianto della Sistemi Software Integrati del Gruppo Finmeccanica che rappresenta nel settore un polo di eccellenza mondiale che è stato impegnato, fra l’altro, anche in commesse della Nasa.

f) il porto della città ha raggiunto in passato anche le prime posizioni in Italia per movimentazione complessiva di materie prime e beni finiti. Nel 2006 infatti, superando quello di Trieste, arrivò a collocarsi anche al 2° posto alle spalle di quello di Genova. Dal 2000 al 2006, nella fase di maggiore espansione, il traffico passò da 33.802.000 a 49.434.294 di tonnellate, con un incremento di 15.551 milioni, pari al 46%. Gli andamenti successivi delle movimentazioni – in entrata, prevalentemente di minerali ferrosi per l’Ilva e di greggio per la raffineria, e in uscita di tubi, coils e prodotti raffinati – hanno risentito con la loro flessione degli effetti della crisi, iniziata alla fine del 2008 e poi dall’estate del 2012 a seguito delle vicende che hanno interessato il Siderurgico.

g) il terminal container già della TCT (Evergreen-Hutchinson) costituiva per dotazioni di banchina uno dei maggiori del Mediterraneo, ma i macchinari ceduti dalla società e le maestranze qualificate attualmente in cigs rappresentano un qualificato elemento di incentivazione per uno o più terminalisti che vogliano sostituire la società asiatica e che il Governo è attivamente impegnato a ricercare. Sono in fase di completamento i nuovi lavori sulle banchine e di avvio dei dragaggi promossi dall’Autorità portuale per poter ampliare ulteriormente la capacità di movimentazione con l’attracco di navi superportacontainer. Nello scalo operano la Rimorchiatori Napoletani e la Ecotaras, quest’ultima con una ricca dotazione di mezzi e strutture per i servizi ecologici di pronto intervento.

h) lo stabilimento dell’Alenia Aeronautica di Grottaglie, ove attualmente lavorano 996 addetti, è uno dei più imponenti d’Europa nel suo comparto. È in corso il suo ampliamento – reso possibile da un contratto di programma sottoscritto con la Regione Puglia – al fine di incrementare la produzione di due sezioni della fusoliera in fibre di carbonio del nuovo aereo passeggeri 787 Dreamliner della Boeing, che la società americana ha lanciato con successo sul mercato e che è entrato in servizio di linea a partire dal 2012. Lo stabilimento occupa una superficie coperta di 60.000 mila metri quadrati, da ampliarsi sino a 90.000, alla luce dell’elevato numero di pezzi da produrre, anche della versione allungata del velivolo.

i) importanza hanno inoltre nei rispettivi comparti gli stabilimenti della Cementir – la cui attività al momento è limitata però all’impianto di macinazione per la produzione di cemento d’altoforno – dell’altra cementeria della Calme sempre a Taranto e della Dreher-Heineken nella vicina Massafra, il cui birrificio è per capacità uno dei più grandi del Paese e che ha sviluppato un suo indotto.

l) di grande rilievo per numero di occupati (1.800), molti dei quali costituiti da personale femminile, è il call center della multinazionale francese Teleperformance;

m) in provincia, nella Valle d’Itria, Martina Franca è divenuta nel corso degli anni una delle capitali meridionali del settore dell’abbigliamento e segnatamente dei capispalla. Le aziende più note sono la Lerario Confezioni, marchio Tagliatore, e la Angelo Nardelli. Una ventina sono le imprese del comparto, molte delle quali ‘contoterziste di qualità’, con circa 2.500 addetti. Le società maggiori oggi sono presenti su alcuni grandi mercati internazionali con prodotti di pregio.

Pertanto, grazie alle sue grandi aziende siderurgiche, petrolchimiche, energetiche, navalmeccaniche ed aeronautiche di rilevanza nazionale ed internazionale per holding di appartenenza, dimensioni impiantistiche, tipologie di produzioni, numero di occupati, volumi di import/export, effetti indotti – e grazie ad integrazioni di filiera con settori manifatturieri ubicati anche in altre aree del Paese e all’estero – l’apparato industriale dell’area di Taranto rappresenta tuttora e a pieno titolo una delle strutture portanti del ‘sistema Italia’, del Meridione e della Puglia.

Taranto «capitale»: una considerazione conclusiva. Taranto «capitale dell’industri» e la sua provincia, sono, dunque, una risorsa di cui l’Italia continuerà ad avere bisogno anche nei prossimi anni. Il Governo centrale e quello regionale pertanto dovranno continuare ad offrire a questo territorio attenzioni, interventi e risorse per consentirgli di continuare ad assolvere funzioni strategiche al servizio dell’intero Paese.

*Università di Bari