Nucleare, anche la Tecnomec Engineering e altre imprese pugliesi in corsa

Ieri il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, e l’amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti, hanno incontrato le oltre 600 aziende arrivate all’auditorium di Viale dell’Astronomia per spiegare che il ritorno dell’Italia al nucleare vale almeno 30 miliardi di euro. E una grossa fetta è destinata alle ditte dell’indotto. Tra esse, la «barese» Ansaldo Caldaie e le tarantine Cemit engineering and construction srl, Tecnomec engineering srl e Euro engineering industrial plant srl. Quanto ai siti destinati a ospitare le centrali, cauto Conti: «Stiamo parlando, in assenza di legislazione, di illazioni e io non parlo di illazioni»

BARI – Il ritorno dell’Italia al nucleare vale almeno 30 miliardi di euro. E una grossa fetta è destinata all’indotto, nel caso in cui riesca a fare fronte comune e spiccare un salto qualitativo e tecnologico. Sono questi i messaggi principali che arrivano dal presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, e dall’amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti, alle oltre 600 aziende arrivate all’auditorium di Viale dell’Astronomia per provare a capire lo spazio di manovra per le imprese dell’indotto nel rilancio dell’atomo in Italia. 

Tra queste anche quattro aziende con sede in Puglia: la «barese» Ansaldo Caldaie e le tarantine Cemit engineering and construction srl, Tecnomec engineering srl e Euro engineering industrial plant srl. 

«L’idea alla base del nucleare è arrivare al 25% del totale del fabbisogno energetico nazionale. Stiamo ragionando per investimenti per oltre 30 miliardi e, se riusciamo a fare sistema, stimiamo che circa il 70% di questi potrebbe riguardare l’indotto italiano», ha spiegato Marcegaglia, sottolineando che, proprio per questo motivo, il nucleare rappresenta «una grande opportunità, non solo di lavoro e crescita, ma anche di qualificazione tecnologica». 

Il numero uno di Enel è cauto sui siti destinati a ospitare le centrali: «stiamo parlando, in assenza di legislazione, di illazioni e io non parlo di illazioni». 

Anche Conti, però, ha mandato un messaggio chiaro alle piccole aziende italiane che potrebbero entrare nel ciclo produttivo: le quattro unità che costruirà con Edf comportano investimenti per 16-18 miliardi e solo il 30% di tale cifra è già «opzionato» da Areva, che costruirà l’isola nucleare (la parte di centrale che comprende anche il reattore vero e proprio). La parte restante è contendibile fra le nostre imprese e, ha sottolineato Conti, «se sapremo costruire un fronte unitario» sarà possibile sfruttare l’occasione italiana e poi «puntare ancora più in alto ». 
Ovvero ai mercati di tutti quei Paesi esteri che stanno rilanciando il nucleare.